Come protagonista abbiamo ritrovato Gregory Kunde, il quale sembra vivere una seconda giovinezza a giudicare dall’ottima forma vocale con cui si è presentato. Il cantante si è appropriato del personaggio a tutto tondo, aderendo alle minime pieghe del suo animo: innamorato ardente e figlio devoto che viene man mano preso in un meccanismo che non sa e non può controllare, Kunde esprime con una veemenza senza risparmio i dissidi interni che non hanno soluzione, in un progressivo precipitare verso la catastrofe finale. Una parte lunga e assai difficoltosa, ma il tenore non tradisce momenti di stanchezza, dal racconto del suo sogno premonitore (Sous les vastes arceaux d’un temple magnifique) fino ai couplet finali, passando naturalmente per un Roi du ciel coinvolgente e il drammatico finale del quarto atto dove il suo trepidare per Fidès fatica a restare nascosto. La sua è una performance di grande livello: la voce è sempre ferma, ben proiettata, eloquente negli accenti e nel carattere, ricca nelle dinamiche. Bruno Tredicine (OperaClick)
